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L’Istat ha inserito le prostitute tra le partite Iva: è polemica

Il caso

L’Istat mette le prostitute tra le partite Iva. Scoppia la polemica. Salvini lancia il sondaggio: «Che ne pensate?»

L'Istituto di statistica ha recepito la classificazione europea: nessuna fuga in avanti. Ma il tema della regolarizzazione torna al centro del dibattito, trapro e contro

Cronaca - di Eleonora Guerra - 11 Aprile 2025 alle 14:48

«Un passo in avanti verso buonsenso e legalità, come da sempre proposto e sostenuto dalla Lega. Controlli sanitari, pagamento delle tasse, contrasto alla tratta e allo sfruttamento, locali dedicati, nessun giudizio morale. Che ne pensate?». A chiederlo su X è stato Matteo Salvini, rilanciando la notizia dell’inserimento da parte dell’Istat dei “servizi sessuali” fra i nuovi codici Ateco, ovvero i codici identificativi delle diverse attività imprenditoriali. Sostanzialmente, dall’Istat sarebbe arrivata una sorta di riconoscimento delle prostitute come parte del popolo delle partite Iva.

L’Istat “dà” alle prostitute la partita Iva, ma l’indicazione arriva dall’Europa

L’Istat ha chiarito che non si tratta di una fuga in avanti, ma del recepimento «dalla classificazione statistica europea delle attività economiche». «La descrizione di questo codice definita a livello europeo riporta, tra le altre, anche le seguenti attività: “Provision or arrangement of sexual services, organisation of prostitution events or operation of prostitution establishments”. Le stesse attività erano già incluse nella classificazione europea precedente», ha sottolineato l’Istituto di statistica, precisando che «la classificazione statistica delle attività economiche definita a livello comunitario può includere oltre alle attività legali anche quelle non legali al fine di garantire l’esaustività della classificazione e la piena comparabilità dei dati tra Paesi dell’Ue, indipendentemente dal loro regime normativo».

«Si segnala tuttavia – continua l’Istat – che l’implementazione della classificazione Ateco 2025 a livello nazionale riguarderà solo gli operatori economici residenti che svolgono attività legali, come nel caso del codice 96.99.92 in cui rientrano, ad esempio, le seguenti attività: le agenzie matrimoniali e quelle di speed dating. La stima delle attività illegali, richiesta nell’ambito dei Sistema dei conti nazionali e regionali dell’Unione europea (Sec), verrà effettuata dall’Istat esclusivamente nell’ambito dei Conti Nazionali utilizzando metodi di stima indiretti».

Il caso riaccendo il dibattito sulla regolarizzazione

La circostanza dell’assegnazione di un codice Ateco alle prostitute da parte dell’Istat ha comunque suscitato un certo scalpore e riacceso il dibattito intorno alla regolamentazione della prostituzione, non esente dalle consuete polemiche pretestuose della sinistra che ha chiesto conto anche di questo al governo, che pure come emerge chiaramente dalla stessa nota dell’Istat non ha ruolo in causa. Benché non vietata in sé quando viene esercitata da soggetti adulti in piena libertà (sono illegali lo sfruttamento, il favoreggiamento e l’induzione), la pratica resta in un cono d’ombra dal punto di vista normativo, priva delle coperture e degli obblighi e delle tutele previsti per le altre attività.

La presidente del Comitato per i diritti delle prostitute: «Ci sarà un polverone mediatico»

La presidente del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute (Cdcp), Maria Pia Covre, parlando con l’agenzia di stampa Adnkronos ha detto che «questa notizia solleverà il solito polverone mediatico in un momento molto critico in cui non si dovrebbero oscurare importanti temi come guerre, riarmo, diritti dei migranti e sistemi carcerari. Noi valuteremo se sarà possibile usare questo codice per agire con un’azione giudiziaria che possa mutare il quadro giurisprudenziale». Quanto alle tasse Covre ha aggiunto che «le pretendevano anche prima di questo codice specifico. Purtroppo solo doveri e nessuna tutela».

Confimprenditori pronta a presentare i primi contratti

Confimprenditori ha espresso «piena soddisfazione» per l’apertura alla prostituzione contenuta nei nuovi codici Ateco, che individua come «un passaggio fondamentale verso la piena legalizzazione, regolamentazione e dignità del lavoro sessuale in Italia». Di più, il presidente di Confimprenditori, Stefano Ruvolo, ha annunciato «con orgoglio che a breve saranno presentati i primi contratti di categoria per il settore, strutturati sulla base delle esigenze reali delle lavoratrici e dei lavoratori» e che «contestualmente verrà ufficialmente lanciato FederEscort, il primo sindacato nazionale di categoria in Italia».

L’Unione artigiani: «Si iscriveranno alla Camera di commercio?»

Meno entusiasta la reazione dell’Unione artigiani, per la quale il riconoscimento della categoria sex workers nei codici Ateco apre questioni burocratiche e amministrative che vanno affrontate con precise linee guida. Fra queste, «solo a titolo di esempio, iscrizione alla Camera di commercio, norme su salute e sicurezza, la fatturazione, inquadramento Inps e Inail». «Resterebbero gli stessi interrogativi anche se le escort venissero alla fine considerate dal fisco come professioniste e non come artigiane», ha avvertito il segretario di Unione artigiani, Marco Accornero, chiedendo che la questione non sia «scaricata sulle associazioni e sui commercialisti».

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di Eleonora Guerra - 11 Aprile 2025